Siamo convinti che è importante che ogni comunità sia dotata di un servizio idoneo a tutelare i propri membri e in particolare i più deboli predisponendo gli strumenti concreti di attuazione e realizzazione degli stessi nella società. La rinnovata attenzione e sensibilità della società verso le persone con autismo è ampiamente condivisibile, tuttavia, non si può fare a meno di constatare che, al di là dei principi di inclusione, accoglienza e solidarietà verso la disabilità, talvolta, resta la solitudine di chi continua a sentirsi “diverso”, in un mondo che riconosce e promuove il “diritto alla differenza”, ma lo realizza seguendo i canoni dell’indifferenza e del disimpegno. 

In tal senso si è espresso il sociologo Bauman, noto per le sue lucide analisi che ci ha lasciato in eredità, sul dissolvimento dei legami sociali nella società post-moderna. Egli, nel ricostruire il mistero e la rassegnazione che contraddistingue la società attuale, sempre più fluida, liquefatta e deregolamentata, evidenzia come «mentre il diritto alla differenza viene garantito ad altri, sono di norma quanti garantiscono tale diritto ad arrogare a sé stessi il diritto di restare indifferenti, di astenersi dal giudizio.

Quando alla reciproca tolleranza si affianca l’indifferenza, le culture comunitarie possono vivere l’una affianco all’altra, ma raramente comunicano». Dunque con il nostro progetto siamo pronti ad affermare l’eguaglianza dei diritti di tutte le persone partendo proprio dal concetto che ciascun individuo deve e può ottenere un’esistenza che si avvicina il più possibile a quella “normale”. In un’epoca caratterizzata dalla globalizzazione, riscopriamo la dignità ed i diritti come elementi fondanti i legami sociali e nonostante siano passati più di 60 anni dalla sua individuazione, il disturbo dello spettro autistico resta il disturbo più eterogeneo e studiato dell’età dello sviluppo. Molte sono le ipotesi, poche le certezze. Sappiamo che il disturbo è di origine organica e sappiamo che la sua origine è multifattoriale. Spesso leggiamo: “Autismo = malattia incurabile vs autismo = malattia sicuramente migliorabile ed in alcuni casi guaribile!”. Sicuramente i vari metodi d’intervento previsti dall’idea progettuale, l’attenzione alle competenze, alla formazione e la presa in carico globale porterà dei risultati che consentiranno la nascita di un protocollo da diffondere e ripetere. Importante è la diagnosi precoce e la presa in carico dei vari contesti di vita del bambino (scuola, famiglia, et al…), la necessità di un insegnamento in un ambiente, più o meno, strutturato e stabile, per la necessità di lavorare sulle abilità del soggetto, potenziare queste e costruirne di nuove. 

Il nostro obiettivo è, stante la possibile cronicità del disturbo e la sua pervasività, rappresentato dal raggiungimento del maggior grado di autonomia e dal raggiungimento del maggior grado di integrazione sociale. Probabilmente in questo campo è l’integrazione tra i vari settori che presentano i diversi tipi d’intervento che vengono offerti, il mezzo più efficace in assoluto per ottenere i risultati migliori sia in regime domiciliare che semi-residenziale. Sappiamo quanto per questi ragazzi sia importante ridurre stereotipie ed acquisire nuove competenze ed avere le giornate il più possibile organizzate in qualcosa di costruttivo, pertanto la metodologia ABA, ci dirige verso i migliori risultati. Il filo conduttore di tutte le azioni è cercare di migliorare le condizioni di vita di queste persone e far sì che non rimangano a vita chiusi in una spirale che porta inevitabilmente al totale isolamento. 

Proponiamo, tenendo presente le caratteristiche geografiche, demografiche e sociali del territorio un punto di riferimento importante, la CABINA DI REGIA, che si doterà di personale contattabile ad un numero fisso che sarà comunicato a tutti i familiari dei pazienti al primo accesso a domicilio. Gli stessi familiari saranno invitati a contattare tempestivamente la centrale operativa per qualsiasi esigenza/difficoltà che possa presentarsi durante il percorso abilitativo. Immaginiamo così di creare quel ponte di cui oggi tanto si sente la mancanza tra le esigenze delle famiglie e i servizi e il resto della società.